mercoledì 21 settembre 2016

Fisherman's Blues

Fisherman’s Blues è una canzone esaltante. Un brillante caso di perfetta fusione tra musica e parole. Un inno alla gioia tra mare e cielo in terra d’Irlanda. Possiede un’euforia contagiosa, un’energia che coinvolge tanto chi la sente per la prima volta quanto chi la ama da anni. Oltre al testo della canzone ho tradotto “Una lettera d’amore al testo di Fisherman’s Blues dei The Waterboys”, un articolo di James Caig, che trovate qui nella versione originale: 



Vorrei essere un pescatore
Che ruzzola sui mari 
lontanissimo dalla terra ferma
E dai suoi ricordi amari

Lanciando la mia dolce lenza
Con abbandono e con amore
Senza un soffitto a gravare su di me
Salvo il cielo stellato là in alto

Con la Luce sul mio capo, e te nelle mie braccia

Vorrei essere il frenatore
Su un treno che sfreccia febbricitante
Schiantandosi a capofitto nel Cuore della terra
Come un cannone nella pioggia

Col battere delle traversine
E il bruciare del carbone
Contando le città che passano come lampi
In una notte piena d’anima

E so che sarò liberato
Dai legami che mi attanagliano
Che le catene appese intorno a me
Cadranno finalmente

E in quel giorno felice e fatale
Sarò l’artefice della mia stessa guarigione
Correrò su quel treno
Sarò il pescatore

Con la Luce sul mio capo, e te nelle mie braccia



 Senza un soffitto a gravare su di me

“Una lettera d’amore al testo di Fisherman’s Blues dei The Waterboys”, di James Caig


I wish I was a fisherman
Tumblin’ on the seas

Far away from dry land

And its bitter memories


La casa era in collina, una quindicina di minuti lungo una strada tortuosa che saliva da una cittadina medioevale posta a cavalcioni di un fiume chiaro come la seta. Il villaggio era annidato con cura in un anfiteatro naturale contornato da vigneti, e anche nel suo ruolo acquisito di avamposto turistico sonnacchioso, nel profondo sud ovest della Francia.

Ritiro. Ricarica.

Guidavamo. Prendemmo il traghetto, ci fermammo lungo la strada. Non fu un tuffo a freddo, ma una immersione graduale. Il caldo, la lingua, la cultura  — ognuno di questi elementi si intensificava procedendo verso sud ovest, avvicinandoci a una vacanza che prometteva tutto ciò che le nostre vacanze sempre ci promettono.

Tempo per disconnettersi. Tempo da passare insieme. Una possibilità per ricollegarsi con qualcosa di più basilare, più autentico forse. Tempo per rallentare, per prestare attenzione, di nuovo.

Casting out my sweet line
With abandonment and love
No ceiling bearin’ down on me

Save the starry sky above


Prestare attenzione non è così naturale ai giorni nostri, pare. Al lavoro,  circondati dal pulsare incessante della vita moderna, la nostra impostazione predefinita è essere distratti. Come viene delineato in questo meraviglioso brano, la realtà urbana crea uno “scudo di disattenzione”. Arresta la nostra connessione col mondo e diventa tanto più spesso e più pesante, quanto più tempo passiamo dietro di esso. Ci muoviamo più veloci che mai, e più che mai disattenti.

La vacanza, come ho appena sperimentato, è un momento in cui lo scudo può sollevarsi un poco. Siamo in grado di prestare attenzione, di collegarci un po’ più naturalmente. Lanciamo una dolce lenza verso l’esterno, sperando che qualcosa di significativo abbocchi.

E sebbene non la suonassi mai in auto, era Fisherman’s Blues che risuonava nella mia testa mentre percorrevamo la Francia, allontanandoci dalla nostra metaforica terra ferma. Magari non avremo ruzzolato sui mari, ma ci sentivamo trasportati dall’abbandono e dall’amore.

I know I will be loosened
From the bonds that hold me fast
That the chains all hung around me

Will fall away at last


Cominciai a notare e apprezzare molte più cose di questa canzone, questo canto marinaresco che celebra la rimozione dei paraocchi in modo da potere a nostra volta notare e apprezzare in misura maggiore. Questa canzone su un pescatore che non è effettivamente cantata da un pescatore. Questo blues che non è veramente un blues, ma piuttosto un gospel mascherato. Un inno alla natura, al passato, e come lo sono tutti i canti gospel, al futuro, caricato come è da una promessa di un domani migliore.

Fisherman’s Blues è una fuga, un’azione di svincolamento. Rappresenta la ricerca di Mike Scott verso qualcosa di più reale, lontano dagli apparati della moderna vita sociale. Fu questo il viaggio, più indelebile del nostro, che Scott intraprese quando realizzò l’album (chiamato anch’esso Fisherman’s Blues). La canzone, come la nostra vacanza, ti chiede di riconnetterti con qualcosa di più libero, più significativo. Un passo indietro nel tempo che diede il via a un grande passo artistico in avanti.

Un viaggio non è solo la destinazione, ovviamente, ma anche il posto di partenza. Per noi, il posto di partenza voleva dire schemi, scadenze, responsabilità. Per Scott, sono legami, catene, e ricordi amari. In entrambi i casi ciò che è più potente è che il sogno da cui scappiamo svanirà magicamente. Rimarrà da qualche parte laggiù, su quella terra ferma figurata, e pertanto cesserà di esistere.
Come se uno sguardo al villaggio, alla montagna, alla casa, alla piscina ci rendesse tutti felici. Così è stato il nostro viaggio. Domani sarò liberato.

I wish I was the brakeman
On a hurtlin’ fevered train
Crashing a-headlong into the heartland

Like a cannon in the rain


La promessa di Fisherman’s Blues è un domani dove i problemi sono lasciati alle spalle. L’esistenza è meno complessa, ed è consegnata alle mani di un potere più alto, una forza elementare non controllata da noi.

Tumblin’ on the seas… On a hurtlin’ fevered train…

Ma quel domani è anche un ieri. Mentre una volta il viaggio ampliava la mente, ora lo usiamo per restringere il nostro campo di interesse. Ci liberiamo dei fardelli della modernità per strizzarci nella semplicità delle vite meno moderne di altre persone. Mangiamo il loro cibo, camminiamo sulle loro colline, viviamo secondo i loro rituali. Forse vogliamo ricatturare ciò che abbiamo perso, vivere come avremmo potuto vivere. Forse stiamo cercando di rimettere il genio dentro alla lampada. Certamente la sensazione è quella di ritornare a ciò che è importante.

With the beating of the sleepers
And the burnin’ of the coal
Counting the towns flashing by

In a night that’s full of soul


Puoi sentire la realtà viscerale di queste vecchie vite, nella loro durezza, che esce pulsando attraverso la canzone. Le abitudini e i rituali sono costruiti intorno alla necessità di arrivare a fine mese, non alla realizzazione di sé stessi. Ma Fisherman’s Blues ti fa desiderare ardentemente quella vita semplice, ti fa sentire che potresti viverla. È come leggere di nuovo On The Road. Magico.

E quel “woo” che termina ogni ritornello di Fisherman’s Blues racchiude ogni cosa — liberazione, speranza, felicità. È il suono di una notte che è piena d’anima. L’anima della vita moderna, con i suoi soffitti e legami e catene e amari ricordi, è stata ingabbiata. Abbiamo la volontà — la necessità — di fuggirla per qualcosa di più significativo. Nella città è facile procurarsi notti piene di rumore (e di oblio e indulgenza). Meno facile connettersi, scoprire, deliziarsi, meravigliarsi. Ma tutti abbiamo bisogno di ciò.

And on that fine and fateful day
I will take me in my hands
I will ride on the train
I will be the fisherman


E così, ovviamente, c’è una ragazza. Le vite che Scott immagina sono solo simboli. O piuttosto, mi piace pensare, immagini rispecchiate della vita che egli immagina con lei. La vita del pescatore è la vita del frenatore è la semplicità e la felicità e la verità di essere innamorati. Con una di esse al suo posto, ha bisogno solo dell’altra per completarsi. Vita, seconda edizione.

E sebbene le vacanze non siano sempre così perfette come i sogni che possono ispirare, essere circondati dalle persone che più ami al mondo, costantemente, vale tanto come l’esperienza della fuga.

With light in my head
You in my arms


A che serve avere la Luce in testa, chiede la canzone, se non hai fra le braccia le persone che ami?



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